“Interrogando alla lor volta gli Ittiofagi il re riguardo alla loro vita e al vitto, questi rispose che la maggior parte di loro raggiunge i 120 anni, ma che alcuni superano anche questa età [..]. E poiché gli esploratori mostravano di meravigliarsi del numero degli anni, li guidò ad una fontana, lavandosi dalla quale diventavano più nitidi, come se fosse olio; e da essa esalava un profumo come di viole.
E narravano gli esploratori che l’acqua di questa fonte era così leggera che niente è in grado di galleggiare su di essa, né legno né quante cose sono ancora più leggere del legno, ma tutte vanno a fondo. A causa di questa loro acqua, se davvero è quale si dice, a causa di essa può darsi che siano di lunga vita, usandola continuamente.”
ERODOTO, Le storie (Libro III), V secolo a.C.
Nel mondo, la percentuale di persone di età superiore a 60 anni sta crescendo più velocemente rispetto a qualsiasi altra fascia d’età, e questo è dovuto sia alla più lunga aspettativa di vita sia al miglioramento delle condizioni di vita e ai costanti progressi della moderna medicina.
Secondo il World Health Organization (WHO), attualmente una persona su nove al mondo ha 60 anni o più, un dato questo destinato ad aumentare infatti, si potrà arrivare al numero di una persona su cinque entro il 2050.
La ricerca scientifica studia i complessi meccanismi biologici, che sono alla base del processo d’invecchiamento, con la speranza, in futuro, di riuscire a controllarlo e consentire alla popolazione di affrontare non la longevità in sé ma una sana longevità o quella che viene definita “active and healthy aging.”
Il messaggio importante è quello di imparare a contrastare l’invecchiamento quando si è ancora giovani e naturalmente non si pensa ancora alla vecchiaia.
Sappiamo che la genetica è determinante per il grado di longevità ma molto di più contano le scelte in merito allo stile di vita da adottare, poiché esse hanno importanti conseguenze sui meccanismi di mantenimento di un corretto funzionamento delle cellule.
Tra i numerosi fattori che determinano quanto velocemente si invecchia, troviamo sicuramente quanto e cosa mangiamo e quindi si può immaginare quanto la risposta fisiologica alla disponibilità dei vari nutrienti giochi un ruolo fondamentale nel processo di invecchiamento.
La cellula è dotata di specifici sensori, che indicano i livelli di sostanze nutritive disponibili e che orientano, a seconda dell’energia disponibile, la crescita e il metabolismo delle cellule.
La sostanza chiave in questi finissimi meccanismi regolatori cellulari è la mTOR (Mechanistic Target of Rapamycin), una proteina, che è un coordinatore centrale dei programmi di crescita o di mantenimento della cellula perché è un sensore delle proteine introdotte con la dieta e riesce a segnalare, in tal modo, l’abbondanza di cibo.
Sia pur a livello sperimentale, la riduzione dell’attività di mTOR, ha evidenziato effetti, altamente riproducibili, nell’allungamento della vita, dai moscerini ai topi e alle scimmie.
Questo ruolo di sensore di mTOR viene svolto con diversi meccanismi, tra cui si evidenziano il ruolo dell'insulina e degli aminoacidi.
Quando il cibo è abbondante, l’insulina prodotta e l’abbondanza di aminoacidi attivano direttamente mTOR, provocando un aumento nella crescita delle cellule.
Viceversa, quando i nutrienti scarseggiano, mTOR viene inibita, per cui la crescita cellulare diminuisce.
Si intensifica invece l'autofagia, in pratica le cellule si mangiano da sole, in quello che è il principale meccanismo di riciclo, che avviene in particolari organelli, chiamati lisosomi e che serve per degradare tutte le parti danneggiate della cellula risultando essere un meccanismo protettivo, che consente alle cellule e ai tessuti di auto rinnovarsi continuamente.
Quindi, la restrizione calorica sembra rallentare i processi degenerativi propri del processo d'invecchiamento e anche se non è del tutto chiaro se riesca ad estendere la durata della vita, però di certo può aumentare gli anni trascorsi in salute.
Il complesso crosstalk tra riduzione dei nutrienti immessi con la dieta e i segnali cellulari appena descritti, innesca una risposta protettiva, antinfiammatoria e antiossidante e ricicla le strutture danneggiate con una maggiore intensità, indicando che l’attuazione di un corretto piano alimentare sia efficace nel ritardare l’invecchiamento.
Dal punto di vista pratico, per sfruttare questa correlazione tra dieta e longevità è utile una corretta alimentazione e una riduzione calorica, specie in età avanzata, soprattutto valutando le quantità per ogni singolo alimento.
Ad esempio, pur tenendo presente che un maggiore apporto di zuccheri non favorisce la longevità, si potrebbe prevedere una restrizione delle calorie per alcuni giorni al mese, riducendo le proteine rispetto ai carboidrati ma essendo consapevoli che non esiste una dieta valida per tutti, meglio invece se personalizzata per ciascun soggetto.